Presentazione dei risultati delle Residenze Artistiche 2014

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RIPRENDONO LE ATTIVITA’ DE LA MAMA SPOLETO OPEN CON 
LE RESIDENZE ARTISTICHE DE LA MAMA UMBRIA INTERNATIONAL

Dopo la riuscita edizione  2014 in collaborazione con il Festival dei 2Mondi di Spoleto, riprendono le attività de La MaMa Spoleto Open con i frutti delle residenze artistiche che si stanno svolgendo nel bellissimo centro de La MaMa Umbria International fondato da Ellen Stewart nel 1990. I progetti di residenza artistiche sono un momento molto importante per la Città di Spoleto, in quanto gli artisti, dopo un intenso periodo di lavoro, presentano in prima assoluta i risultati dei loro lavori per un primo confronto diretto con il pubblico.

Si ricomincia il 19 agosto con replica il 20 agosto alle ore 21.00, presso il Cantiere Oberdan, con il risultato della prima residenza artistica del giovane gruppo dell’Università di Lancaster del Sud Carolina (USA) con lo spettacolo “I AM HERE”. Un progetto interdisciplinare sul tema della libertà e dei diritti civili, ideato e diretto dalla docente universitaria Marybeth Halloway e Andrea Paciotto, che nel febbraio 2014 aveva già svolto una prima tappa del progetto presso la loro università a Lancaster.  Mentre in questa fase Spoletina, sono stati coinvolti anche alcuni ragazzi di Spoleto che avevano precedentemente partecipato al Laboratorio “Ready for Shakespeare”, per offrire ad entrambi una possibilità di scambio e arricchimento reciproco. “I AM HERE” presenta un lavoro sul tema dei diritti civili, della democrazia e del razzismo che nasce da questo gruppo di giovani che vivono nel cuore della società occidentale, in Sud Carolina, uno degli stati più conservatori del Nord America, dove ha avuto inizio la guerra civile americana e dove la pratica dello schiavismo è stata conservata per più tempo, rispetto ad altri stati. La performance si compone di un insieme di storie personali, idee ed esperienze, domande pressanti, informazioni storiche sul movimento dei diritti civili americano e altre osservazioni pertinenti del tempo presente. Il risultato è una sorta di docu-fiction teatrale, che invita il pubblico a riflettere sull‘attuale situazione sociale e sul concetto di libertà. 

 

Subito dopo, il 22 e 23 agosto al Cantiere Oberdan alle ore 21.00 le tre straordinarie danzatrici e coreografe americane, Kristin Draucker, Marielis Garcia e Nicole Restani, della compagnia Chimera Project, lavorano alla creazione dello spettacolo “BLANK CANVAS”. Una tela vuota posta a terra, definisce lo spazio della performance. Il corpo delle danzatrici, lascia segni e tracce sulla tela attraverso i movimenti della coreografia. Le danzatrici allenano la mente e il corpo per riuscire ad eseguire le coreografie con precisione e accuratezza. Tuttavia il danzatore rimane sempre un essere umano, quindi anche la danza è destinata a scontrarsi con numerose variabili, tanto che ogni performance è essenzialmente unica ed irripetibile. In questo modo, nel corso delle prove e delle repliche le danzatrici creeranno ogni volta un quadro con similitudini e differenze che emergono con ogni ripetizione.  Visualizzando la danza in questo modo, si vuole illustrare come l’unicità di ogni creazione dipenda dalla bellezza che emerge dalle variabili dell’elemento umano.

 

A conclusione di questo primo ciclo estivo, il 25 e 26 agosto sempre al Cantiere Oberdan alle ore 21.00 si presenteranno i risultati della residenza artistica mirata allo sviluppo dello spettacolo “LA URDIMBRE” basato sul romanzo della scrittrice messicana Fabiola Ruiz, durante la quale la regista Dora Arreola e la sua compagnia Mujeres en Ritual del Messico, avranno la possibilità di lavorare alla ricerca “Dall’azione sacra alla performance”.  Oblio, memoria e ricerca d’identità sono i temi che si intrecciano in „La Urdimbre“, storia di un piccolo villaggio di montagna dove gli abitanti, senza rendersene conto, si trovano a condurre una lotta tra tradizione e modernità, che può essere simbolo di ciò che avviene in diverse parti del Messico e del mondo. La Urdimbre racconta infatti ciò che accade nei territori indigeni con l‘arrivo della cultura del capitale e di come questo stia distruggendo la vita dei suoi abitanti. Lo spettacolo parla del passaggio a una modernità che spazza costumi e identità, della lotta tra questa modernità e la tradizione, tratteggiando un panorama più ampio sulla cultura popolare, che include il ruolo della donna, il maschilismo, la religiosità, i modi di dire, le abitudini e la gestione del tempo.

 

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