SALA FRAU – Mercoledì 3 Luglio h. 22.00
– Giovedì 4 Luglio h. 18.00
Cast: Francesco “Bolo” Rossini, Elisa Menchicchi
Regia: Emiliano Bronzino
Assistente alla regia e organizzazione: Samuele Chiovoloni
Dal dizionario TRECCANI: Potére Capacità, possibilità oggettiva di agire, di fare qualcosa; b. Con senso più affine a potenza; c. Virtù, dote particolare; d. Capacità di influire sul comportamento altrui, di influenzarne le opinioni, le decisioni, le azioni, i pensieri; capacità di attrarre, di legare a sé, di mettere in uno stato di soggezione psicologica, spec. nell’ambito di una relazione amorosa; e. Dominio, balìa, possesso
Nel 1992 David Mamet, durante il caso di Anita Hill che accusò il giudice Clarence Thomas di molestie, scrive per il teatro “Oleanna”. John, è un brillante professore universitario che riceve nel suo studio Carol, una studentessa scontenta, convinta della propria stupidità. L’insegnante cerca di essere comprensivo, di aiutarla; preso da problemi personali finisce col fare qualche affermazione potenzialmente ambigua. Una conversazione “normale” si trasforma in una vera e propria accusa: maschilismo, razzismo, molestie sessuali. Il professore, impotente, assiste al ribaltamento del proprio status, allo stravolgimento delle proprie certezze.
Un’allieva e un professore all’interno di un sistema dell’istruzione (in inglese “EDUCATION”) che promuove, blocca, premia, fa indietreggiare, spinge, giudica, istruisce, zittisce, etichetta. Un testo che inchioda. dove le due parti si scambiano e si invertono. Dove i due scendono e salgono nelle loro posizioni più o meno consapevolmente. Grazie a un uso magistrale della parola, della bugia o del semplice vissuto personale Mamet taglia in due un’analisi della dinamica del potere, del controllo. Più in generale sviscera il concetto di verità, di vicende presunte accadute un’aula scolastica bloccandoci all’interno di un ring di pugilato dove le due voci sono in un apparente perfetto equilibrio. Attraverso un “banale” episodio che tocca due generazioni, due ruoli, i due sessi. Più attuale che mai oggi questo testo, durante nuovi “casi” di “sexual harassment”, di violenza, di mobbing che fanno il giro del mondo in tutte le sfere della società.
NOTE DI REGIA
Colpisce come a distanza di venticinque anni le tematiche affrontate da David Mamet in “Oleanna” siano di una attualità allarmante: il problema etico del formatore nei confronti dell’allievo, e quello complesso delle varie forme di molestie e ricatto che ne derivano, sessuali, sessiste e di mobbing. Mamet non giudica il comportamento dei suoi personaggi, che semplicemente si adattano alla situazione in cui sono, evitando qualsiasi riflessione morale.
Il dialogo, sincopato e continuamente interrotto, ci presenta dei frammenti della storia in cui l’ellissi temporale e le frasi non dette sono spesso più importanti di ciò che ci viene mostrato in scena. Il testo risulta così un puzzle o un labirinto all’interno del quale lo spettatore viene poco per volta accompagnato e da cui non è possibile uscire.
Lavorando sul testo si ha la sensazione che siano fondamentali alcune riflessioni sulle modalità di rappresentazione e fruizione dello spettacolo. Si deve così partire dal concetto, o forse preconcetto, di quarta parete, non solo per ridefinirlo teoricamente ma anche per verificare le implicazioni nella pratica della messa in scena.
Dobbiamo rispondere a una domanda apparentemente semplice: quale è la relazione tra spettatore e azione? Se come ci dice Mamet “lo scopo di un lavoro teatrale è quello di portare sulla scena l’anima vivente dell’uomo”, ciò a cui assistiamo è solo apparentemente un apparato realistico, le cui regole sono così stringenti da superare gli stilemi di illusione di realtà. Annullare la distanza tra la rappresentazione e lo spettatore significa eliminare di fatto una quarta parete. Venuto meno questo primo diaframma la prassi del lavoro ci richiede l’eliminazione di ogni strumento tecnico teatrale di illusione e di finzione per mettere a nudo di fronte allo spettatore l’anima dell’attore/personaggio senza nessun filtro.
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DEFINITION OF POWER (IT DICTIONARY TRECCANI) :The ability or capacity to do something or act in a particular way. Skill. The capacity or ability to direct or influence the behaviour, actions, thoughts, opinions of others or the course of events; capacity to attract, to put in psychological subjection esp. In a intimate relationship. Possession, control.
David Mamet wrote “Oleanna” in 1992 during the case of Anita Hill who accused the judge Clarence Thomas of harassment.
John is a brilliant university professor who receives in his study Carol a disappointed student, sure of her stupidity. John tries to be comprehensive and to help her. He is busy with some personal affairs and he ends up with some sentences potentially ambiguous. A normal conversation turns into a real accusation: sexism, racism, sexual harassment. The powerless professor assists to the reverse of his status, the destruction of his certainties. A student and a professor in the frame of the EDUCATION system that promotes, stops, awards, pulls back, pushes forward, judges, educates, shuts up, labels. A text that keeps stuck where the parts are always exchanged, reversed. Where the two characters are going up and down in their positions not always consciously. Thanks to a masterful use of the word, of the lie, of the personal histories David Mamet cuts in two the analysis of the power, the control. He investigates the concept of truth, of alleged facts happened in a classroom and keeps the audience concerned into a box ring where two voices seems to be in a perfect balance. By a banal episode that involves two generations, two rules, two sexes. Today this play seems to be more relevant than ever with all the current cases of harassment, violence, mobbing all around the world and inside all the levels of the society.
Director’s notes:
It is a remarkable fact that even after 25 years all the themes treated by David Mamet in “Oleanna” are worryingly current: the ethical issue of the educator towards the scholar and the consequent issue of the various forms of harassment and extortion (sexual, sexist and mobbing). Mamet do not judge the behaviour of the two characters that adapt themselves in the situation, he avoids any kind of moral reflection.
The dialogue is syncopated and always interrupted. It shows little fragments of the story where the time ellipse and the unsaid words are often more relevant that what we are watching on stage. The text is a puzzle, a labyrinth where the audience is taken little by little and from where it’s impossible to get out.
Working on the text some important reflections on the representation and final usage of the play are born. We must start from the conception, or maybe preconception, of the forth wall not only to redefine it in a theoretical view but also to verify the consequences in the practical staging.
We are supposed to answer to an apparent simple question: what is the relationship between the audience and the action? If, as Mamet declares, “the aim of a theatre play is to put on stage the living soul of men” what we see is an apparent realistic apparatus with pressing rules that overcome the lines of the illusion of reality. To erase the distance between the representation and the audience means to erase a forth wall.
Once this first membrane is melted the practice of the work asks for the elimination of any kind of technical theatre tool of illusion and fiction in order to lay bare the soul of the character/actor with no filters in front of the audience.